Le ciambelle di Carnevale, quelle fritte che si impastano usando le patate, sono un ricordo legato alla mia infanzia e alla mia fantastica nonna che ormai non c’è più.
A dire la verità, il suo vero cavallo di battaglia erano le ciambelle al vino che, dalle mie parti, si preparano per Natale e per Pasqua.

Quelle di Carnevale sono di una consistenza completamente diversa, simile a quella dei bomboloni. Soffici e dolcissime sono nella top ten dei miei dolci preferiti.
Anche se, in questo periodo, sono Castagnole e Frappe (oppure Chiacchiere, Cenci…dipende da che regione d’Italia provenite) a farla da padrone, queste ciambelle non hanno nulla da invidiare.
Ciambelle di Carnevale
Ingredienti
250 g FARINA 00 250 g PATATE 15 g LIEVITO DI BIRRA 2 UOVA 70 g ZUCCHERO 50 g BURRO OLIO DI SEMI DI ARACHIDI |
Procedimento per le ciambelle di Carnevale
Lessate le patate per almeno venti minuti in abbondante acqua, finché non saranno diventate morbidissime.
Schiacciatele con uno schiaccia patate o una forchetta, versatele in una planetaria o una ciotola capiente insieme alla farina setacciata e allo zucchero ed impastate.
Una volta che le patate saranno ben amalgamate, aggiungete le uova ed il lievito sciolto in 10 ml di latte e continuate a lavorare l’impasto.
Aggiungete il burro a temperatura ambiente tagliato a pezzetti e un pizzico di sale. Continuate ad impastare ottenendo un composto umido e compatto.
Lasciate lievitare per almeno un’ora e mezza. Trascorso il tempo di lievitazione, riprendete l’impasto e stendetelo sul piano di lavoro, leggermente infarinato, fino ad ottenere lo spessore di circa 1 cm e ricavate le ciambelle con l’aiuto di coppa-pasta di diametro differente.
Portate l’olio a temperatura (magari provate a tuffare un pezzettino di pasta, l’olio sarà pronto se la pasta tornerà a galla) e friggete le ciambelle finché non saranno belle dorate.
Lasciatele asciugare leggermente su carta assorbente per fritti e passatele nello zucchero semolato oppure spolveratele con lo zucchero a velo. Fatele raffreddare ed eccole pronte per essere servite.
Perché Tori Fritti?
Se leggendo il titolo di questo articolo, siete rimasti giustamente inorriditi al solo pensiero di friggere un Toro, devo svelarvi che avete preso un abbaglio e cerco di spiegarvene subito il motivo.




Le ciambelle esistono anche in matematica e si chiamano Tori. Non si mangiano, ovviamente, ma se ne studiano le proprietà.
La branca della matematica che si occupa di studiare le figure geometriche in base alla loro forma si chiama Topologia e, a differenza della geometria, ha un approccio qualitativo anziché quantitativo.
Per chiarire, torniamo alle buonissime ciambelle fritte e non stiamo a pensare troppo, diamo un bel morso: un geometra ci dirà che abbiamo ottenuto un oggetto diverso con un minor volume.
Agli occhi di un Topologo, invece, non c’è alcuna differenza: basta deformare e allungare un po’ la ciambella addentata e farla tornare uguale a prima! Anche se più piccola, la sua forma è sempre quella di una ciambella…
Anzi vi dirò di più, per un Topologo anche la tazzina in cui bevete il caffè, in fondo, è una ciambella, basta deformarla come nella figura qui sotto, tratta da “Introduzione alla topologia algebrica” di Czes Kosniowski, il libro di testo che utilizzai mentre preparavo l’esame all’Università.




La cosa bella di questa disciplina è che, proprio per il suo aspetto concreto, basato sulle forme delle figure che si vogliono studiare, è in grado di attrarre anche i non matematici e in generale, tutti coloro che alla vista di una formula matematica si sentono svenire.
Quindi se i vostri figli, intendo quelli più grandicelli, avessero una seria avversione per la matematica e si sentissero poco portati per una disciplina apparentemente astratta, consiglierei di farli assistere ad una bella conferenza di topologia, mangiando ciambelle e bevendo una bella tazza di tè! 😉