Matematica e arte, ormai tutti lo sanno, hanno un forte legame. Anche la natura si esprime spesso con linguaggio matematico. Se siete amanti dei musei a cielo aperto e vi piace scoprire la matematica che vi circonda, il Parco delle sculture del Chianti è il posto che fa per voi.
Qualche weekend fa ci siamo concessi una piacevolissima gita fuori porta al Chianti Sculpture Park, un bosco dove l’arte diventa parte integrante del paesaggio, fondendosi in perfetta armonia con la natura. Siamo arrivati al parcheggio percorrendo una stradina sterrata che, dal paesino di Vagliagli, si inoltra per 4km di curve tra gli alberi: se volete un consiglio, non lavate la macchina prima di visitare il parco!😜
Come spiega l’app gratuita ( scaricatela a casa, sul posto la connessione è un po’ scarsa), si tratta di un’esposizione di statue di artisti provenienti da tutti i continenti, inserito in sette ettari di bosco, là dove negli anni Novanta si trovava un allevamento di cinghiali: il terreno è stato poi rilevato da due coniugi galleristi triestini, Piero e Rosalba Giadrossi (Piero è anche artista, nonché curatore del parco), che hanno deciso di convertirlo in un grande giardino d’arte. Il percorso è interamente all’aria aperta, con le sculture ben distanziate e quasi completamente all’ombra.
Se vi state chiedendo come ne sia venuta a conoscenza (me l’ha chiesto anche il signore gentilissimo della biglietteria 😅), ho semplicemente cercato in rete qualcosa di simile al Giardino dei Tarocchi di Capalbio che, con Furbetto, avevamo visitato lo scorso anno riscuotendo moltissimo successo.
Matematica e arte del parco
Nel mio ultimo articolo, Matematica e Natura, vi avevo lasciato con una domanda: “Conoscete un insetto, dai bellissimi colori, classico esempio di simmetria?”.

La risposta e’ in questo scatto trovato sulla pagina Facebook del parco che ritrae una farfalla posata su una delle sculture, il “Limes” del tedesco Pfeiffer, un’elegante linea di demarcazione di 60 metri che separa il bosco selvatico da quello “colto”. La farfalla è un esempio di simmetria assiale, una delle possibili isometrie del piano euclideo, cioè una trasformazione geometrica che lascia invariate le lunghezze, gli angoli e le aree.
Tuttavia, come molti di voi già sapranno, non è soltanto la natura a prediligere il linguaggio matematico, anche gli artisti ne fanno largo impiego per ideare le loro opere, come cercherò di mostrarvi attraverso alcune delle foto che ho scattato lungo il percorso.
Divergenza armonica
L’artista svizzera Jaya Schurch dice che l’opera “giace in uno stato di movimento sospeso, come se fosse un istante congelato”.

Effettivamente, guardando dal vivo questi blocchi di granito sardo, si ha la sensazione che possano cadere da un momento all’altro e che per questo siano stati congelati in un’ istantanea. L’artista ha ottenuto questo effetto posizionando i blocchi in modo che il baricentro cadesse fuori dalla base e installando dei cavi di acciaio la cui tensione è ben visibile ai visitatori. Il tutto è spiegato in modo chiaro dall’audioguida, a patto di conoscere il significato matematico e fisico di baricentro! 😜
Il ponte
A circa metà del percorso si trova un ponte di 19 metri di lunghezza, posto per collegare una scarpata che quando piove è attraversata da un piccolo ruscello.

Robusto ma esteticamente elegante, è stato costruito con barre di ferro che, arruginite nel tempo, hanno assunto le sembianze del legno. La cosa interessante è che Johannes Pfeiffer (lo stesso autore del “Limes”) ha concepito il ponte sfruttando conoscenze di geometria analitica. Nei lati del ponte si può riconoscere l’andamento di rami di iperbole, in salita da una parte e in discesa dall’altra. (Forse dal bozzetto è più chiaro che nella mia foto 😅).

Pfeiffer non è l’unico ad aver sfruttato tale curva per fini architettonici, un altro esempio si puo’ osservare in alcuni edifici ad uso industriale, ad esempio gli impianti per la produzione e sfruttamento di energia elettrica geotermica, costruiti nel secondo dopoguerra a Larderello (nel comune di Pomarance, tra le colline Pisane) e che per la nostra famiglia sono davvero molto familiari.

Le quattro torri di raffreddamento, in cemento armato, hanno la forma di giganteschi iperboloidi “a sella” (forma derivante dalla rotazione di un’iperbole attorno ad uno dei suoi assi).
Labirinto
Ideato dell’artista inglese Jeff Saward, è una delle opere interattive preferite del Parco delle Sculture. Furbetto si è divertito tantissimo a correre al suo interno, andava talmente veloce da non riuscire a stargli dietro!

Si tratta della copia contemporanea di un labirinto ritrovato in Val Camonica che fu inciso su roccia tra il 700-800 a.C. e differisce dall’originale per la sua forma ottagonale anziché circolare. Uscire dal labirinto è molto semplice, una volta entrati basta solo continuare a camminare, ma se doveste imbattervi in un labirinto più complesso, trovare l’uscita potrebbe diventare un vero e proprio problema, di quelli che piacciono ai matematici!


Uno dei primi ad analizzare matematicamente i labirinti fu il matematico svizzero Eulero che, grazie ai suoi studi, contribuì a gettare le basi della topologia. Ma se volete un metodo infallibile per uscire da qualsiasi labirinto, indipendentemente da come è fatto, potete affidarvi all’algoritmo del matematico Charles Pierre Trémaux. Naturalmente, il labirinto deve avere un’uscita, altrimenti non c’è algoritmo che tenga, al massimo vi riporterà all’entrata!😜
Design shop del MoMA di New York
Terminato il tour che consta di una trentina di opere, eccoci nuovamente all’ingresso del parco dove è possibile acquistare i best sellers del Museum of Modern Art più famoso al mondo, accedendo nell’unico punto vendita presente in Toscana e in Italia.

Come si vede nella foto, le pareti riproducono una delle opere più conosciute di Piet Mondrian, artista olandese padre del neoplasticismo, a cui piacevano le cose belle e ordinate (era un po’ un maniaco del controllo, tipo me 😅), in contrapposizione al gran caos in cui era piombato il mondo a seguito della Prima Guerra Mondiale. La maggior parte degli altri artisti, rispondevano esprimendo i loro sentimenti attraverso colori vibranti e immagini distorte, mentre Mondrian voleva che l’arte fosse più simile a lui, razionale e precisa. Mondrian voleva che l’arte fosse più simile alla matematica! Quindi, creò uno stile basato sulla geometria pura, usando solo linee rette e rettangoli (armonia e ordine), e i colori primari (rosso, blu e giallo, i più semplici e puri), insieme a tre non colori (bianco, nero e grigio). Mondrian calcolò attentamente il posizionamento di questi elementi per raggiungere un “equilibrio di opposizioni, disuguali ma equivalenti”.
Egli chiamò questo nuovo modo di concepire l’arte “De Stijl” che significa “Lo Stile” perché stava cercando di ottenere qualcosa di universale, che indipendentemente dalla lingua o dalla nazionalità di una persona, potesse far capire il puro ordine della matematica visiva.
Probabilmente si possono riscontrare riferimenti matematici anche in altre opere, quindi chiedo scusa per quelle che eventualmente non ho menzionato. Comunque spero di avervi incuriosito, perché il parco merita sicuramente una visita. Non vi resta quindi che scaricare l’app e partire e ricordate, siete nel Chianti, una degustazione di buon vino è d’obbligo!