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Matematica in vacanza – Ispirazioni dal Conero

Matematica in vacanza? Ebbene sì, soprattutto se la spiaggia è piena di sassolini, proprio come a Numana, sulla riviera del Conero.

Dopo tanta campagna, anche noi abbiamo ceduto al richiamo del mare e ci siamo concessi un po’ di vacanza sulla bellissima riviera del Conero, anche se non abbiamo potuto girarla come avrebbe meritato.

In questi giorni stanno nuovamente aumentando i contagi da Covid-19 e visto l’affollamento di turisti, abbiamo preferito rimanere al Centro Vacanze De Angelis, a Marcelli di Numana, per goderci mare e spiaggia.

Un motivo in più per tornare il prossimo anno quando, si spera, la pandemia sarà solo un ricordo! Se desiderate maggiori informazioni su cosa vedere, soprattutto con bimbi al seguito, vi consiglio di leggere: In vacanza al Conero con i bambini di Una Mamma Green.

L’articolo è di parecchi anni fa ma sostanzialmente non è cambiato nulla, tranne che nel villaggio non è più presente il minimarket interno ma ce n’è uno a pochi passi dalla spiaggia, facilmente raggiungibile a piedi.

Trovate un altro bellissimo reportage, ricco di foto spettacolari di tutta la zona, nell’articolo I Colori del Conero scritto da Ninfa del blog Diario figurato. Vi assicuro che vi farà venire voglia di preparare subito la valigia!

Matematica in vacanza: sassi per contare

Una cosa la devo dire, per chi è amante della sabbia fine, Numana non è il posto ideale: la spiaggia è fatta di piccoli sassolini che, raggiungendo il bagnasciuga, diventano sempre più grandi: quindi bisogna essere un po’ fachiri (fattibile se ci sono entrata io 😅) o al massimo dotarsi di apposite scarpine.

Per Furbetto la presenza dei sassi è stato un valore aggiunto: abbiamo raccolto sassi a forma di pesce squalo con cui inventare storie, sassi per costruire torri e sassi per contare, proprio come facevano gli uomini nel neolitico.

Matematica in vacanza

Raccontare la storia della matematica ai bambini è sicuramente un modo efficace per incuriosirli e farli appassionare alla materia. Se anche voi desiderate raccontare ai vostri figli come è nata la matematica, iniziate proprio raccogliendo un po’ di sassolini e continuate a leggere.

Come è nata la matematica?

Lasciate che vi descriva una scena tipica: siete al mare, oltre la borsa con teli, creme, maschere e chi più ne ha più ne metta, l’immancabile zaino dei giochi. Ad inizio vacanza traborda di palette, secchielli, setaccio e una quantità smisurata di formine ma, alla fine, ve ne saranno rimaste al massimo quattro.

Non so se è solo un mio problema ma a Furbetto piace nasconderle sotto la sabbia, con il risultato che ogni giorno ne perdiamo una, senza nemmeno tentare di cercarla, per poi rendercene conto quando ormai è troppo tardi.

Agli uomini del neolitico si presentò più o meno lo stesso problema: volevano essere sicuri che il gregge portato al pascolo, rientrasse al completo nel recinto, senza che nessuna pecora andasse smarrita a fine giornata. Così trovarono una soluzione a dir poco ingegnosa: ogni volta che una pecora usciva dal recinto, bisognava mettere un sassolino dentro un contenitore.

Quando le pecore ritornavano dal pascolo, non dovevano fare altro che togliere un sassolino per ogni pecora rientrata e se il contenitore rimaneva vuoto, erano certi di aver recuperato tutte le pecore.

CURIOSITÀ: la parola calcolo deriva dal latino Calculus che significa proprio sassolino, pietruzza.

Potreste fare la stessa cosa con le formine dei bimbi, anche se portarsi avanti e indietro il peso dei sassi non è propriamente una scelta arguta.

La cosa fondamentale è realizzare una corrispondenza biunivoca che sta alla base del contare e quindi poco importa se, al posto dei sassi, deciderete di utilizzare un bastone sul quale incidere tante tacche quanti sono gli oggetti da riportare a casa.

Ben presto anche gli uomini primitivi passarono a questo espediente, come testimonia il ritrovamento dell’ Osso di Ishango, reperto custodito in mostra permanente presso il Real Museo di Scienze naturali di Bruxelles.

Osso di Ishango

Se ci pensiamo bene, questo modo di procedere è stato utilizzato anche in tempi relativamente recenti, quando la popolazione aveva ancora un alto tasso di analfabetismo. A cosa vi fa pensare questo bellissimo rosario conservato nel Museo Pontificio Della Santa Casa di Loreto, a due passi da Numana?

Matematica in vacanza

Nei rituali religiosi, quando alle nostre nonne veniva prescritto di recitare un certo numero di preghiere, non avevano bisogno di saper contare, bastava possedessero uno strumento adeguato, il rosario appunto e facendo semplicemente scorrere le dita sulle perline, erano certe di aver assolto in maniera corretta alle prescrizioni del sacerdote.

Avrete dunque capito che la necessità di contare e tenere traccia delle quantità è stato da sempre di fondamentale importanza per l’umanità. Ciò ha condotto l’uomo verso una delle più importanti invenzioni: la scrittura.

Quindi se i bimbi vi dovessero chiedere a cosa serve la matematica, potete tranquillamente rispondere: a tutto! Senza la matematica infatti, non esisterebbero neanche le altre materie, perché l’uomo non avrebbe mai cominciato a scrivere.😄

Il prossimo anno speriamo di riuscire a fare tappa a Recanati e leggere l’ Infinito direttamente dalla scrittura di Leopardi!

Vorrei lasciarvi con un ultimo suggerimento. Se non volete perdervi l’esperienza di un museo unico dove tutto si tocca, andate a visitare il Museo del Balì.

Non è vicinissimo ma ne vale comunque la pena, soprattutto in questo periodo dell’anno dove è aperto l’osservatorio. Impossibile non vedere almeno una stella cadente!

3 thoughts on “Matematica in vacanza – Ispirazioni dal Conero

  1. Quando leggo i tuoi post, scopro sempre i risvolti divertenti e curiosi della matematica e mi sarebbe piaciuto impararla a scuola in questo modo! Non sapevo ad esempio dei legami tra i calcoli, i sassolini e le pecore degli uomini del neolitico ed è molto interessante anche il richiamo allo strumento del rosario…contando le preghiere ci si perdeva, ma scorrendo i grani no. Tornando ai sassi del Conero pure su di me, che non sono certo una bambina, hanno un certo fascino, ne guardo le forme, i colori, le grandezze, la superficie…ma le scarpette sono d’obbligo in quei posti 😀

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