Lo scorso weekend siamo stati di passaggio nella bellissima città di Orvieto che avevamo già avuto modo di visitare quando Furbetto era più piccolo. All’epoca, con il passeggino sempre al seguito, avevamo evitato la discesa nel famoso pozzo di San Patrizio.
Questa volta non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione. Dopo aver lasciato la nostra auto nell’ampio parcheggio a pagamento, di fronte alla biglietteria, abbiamo acquistato tre ingressi al costo di 13€ (5€ per gli adulti e 3€ per il nostro sei-enne).
Il pozzo si raggiunge percorrendo un viale alberato che, vista l’afa di questi giorni, è stato molto apprezzato dall’Ing. per la sua frescura. Nel tragitto troverete bar e bagni pubblici, tutto studiato per un’ accoglienza impeccabile.

Non avendo molto tempo a disposizione abbiamo chiesto quanto occorresse per la visita. Ci hanno indicato dai 45 ai 60 minuti ma posso dirvi che in realtà è molto soggettivo. Dipende da quante foto vi fermerete a fare e da quanto siete allenati.
Scendere le scale, seppur con qualche accortezza, non è troppo impegnativo. Mentre la risalita potrebbe richiedere un po’ più di fatica ma nulla di impossibile. Facendo soste e un ampio reportage, siamo scesi e risaliti in circa mezz’ora.
Storia del Pozzo di San Patrizio
Perfetto esempio di armonia fra arte e funzionalità, decoro architettonico e tecnica ingegneristica, il pozzo fu costruito nel 1527 da Antonio da San Gallo per volontà di Papa Clemente VII.
Scavato nel tufo e poi nell’argilla, si estende fino a raggiungere la falda acquifera sottostante, che era stata individuata come soluzione ideale per l’approvvigionamento idrico della città di Orvieto.




Profondo 54 metri e largo 13, è dotato di una doppia scala a spirale composta da 497 gradini, 248 in discesa e 249 in salita (ma giuro che non li ho contati 😅). È illuminato da 72 finestroni che prendono luce da un lucernario posto alla sommità del monumento.
La doppia scala elicoidale del Pozzo di San Patrizio
La particolarità del Pozzo di San Patrizio sta nel possedere due scale elicoidali che non si incontrano mai, servite da due porte diverse in superficie, in modo che chi scende non incontra mai chi sale.




La famosa scala, inventata dal Sangallo, consentiva agli animali da soma di scendere e risalire per attingere acqua senza mai intralciarsi. Arrivati sul fondo, le due scale sono messe in comunicazione da un piccolo ponte che attraversa la cavità.
In architettura ci sono molti esempi di scala doppia. Tale forma corrisponde a una superficie geometrica che si chiama elicoide e potete facilmente riprodurla per rendere chiara ai bambini la struttura del pozzo.
Come costruire l’elicoide
Per realizzare un modellino di elicoide procuratevi del cartone spesso e ritagliate dei rettangoli tutti della stessa dimensione.
Individuate il centro e “incernierate” i segmenti lungo un asse verticale. Può essere un comunissimo stuzzicadenti da spiedo, oppure una cannuccia leggermente rigida.




Una volta infilzati e allineati tutti i segmenti, girate ognuno di essi in modo che rispetto al precedente risulti ruotato di uno stesso angolo.
Posizionate dei pupazzetti sui pioli, alcuni in salita e altri in discesa. In questo modo i bambini avranno una percezione più chiara di come sia fatta la scala.




Perché il mondo è fatto a scale…c’è chi scende e c’è chi sale!
Quella che vedete in foto è ottenuta grazie a un gioco che Furbetto ha utilizzato moltissimo. È stato un regalo per i suoi due anni e ancora oggi lo chiede per realizzare tantissime creazioni.
Si chiama Junior Engineer Set, è un po’ caro ma vi assicuro che è un ottimo investimento. I pezzi sono resistenti e maneggevoli, il manuale d’istruzione mostra come assemblare diverse figure tra cui aeroplanini e robot. Un gioco semplice ma davvero stimolante.




Tornando all’elicoide, sapreste dirmi dove altro vi è capitato di vederla? Sono sicura che maneggiate, anzi mangiate, questa figura almeno una volta alla settimana. Davvero non avete idea? Ve lo dico io: i fusilli!
Pasta e geometria
Nonostante il piatto tipico di Orvieto siano gli umbriachelli all’amatriciana, la forma del pozzo di San Patrizio ha una stretta analogia con la pasta a forma di fusillo.
Le meravigliose superfici e forme geometriche della pasta, a volte stravaganti, sono realizzate per contenere la salsa ma anche per essere esteticamente gradevoli: a tavola l’occhio vuole la sua parte!




L’architetto George L. Legendre ha addirittura dedicato un libro all’argomento. “Pasta by Design” è un testo di 208 pagine, pubblicato dalla casa editrice inglese Thames&Hudson, dove l’autore classifica 92 tipi di pasta, organizzandoli all’interno di una specie di albero genealogico.
Per ogni tipologia di pasta il libro fornisce l’equazione matematica, un’immagine appetitosa e una sezione di suggerimenti culinari, come i condimenti per accompagnare la pietanza.
Esplorare la geometria dei fusilli significa avvicinarsi alla forma delle eliche e ai grafici delle funzioni seno e coseno. Senza però addentrarsi nello studio delle funzioni trigonometriche, è possibile mostrare ai bambini la caratteristica dei fusilli: avere due percorsi che non si incontrano.




Basteranno due striscioline sottili di Play-Doh, in due differenti colori e naturalmente un fusillo. Iniziate arrotolando una delle due striscioline colorate lungo una scanalatura del fusillo. Coperta tutta la lunghezza, ripetete il procedimento adagiando l’altra striscia colorata nella scanalatura restante ed il gioco è fatto.
Visto quante cose si possono imparare in vacanza? Se questo articolo vi è piaciuto e volete conoscere altri luoghi visitati da noi, date uno sguardo alla categoria viaggi del sito. Troverete tante curiosità e luoghi magici dove la matematica incontra l’arte e la natura.
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