Giocare a bocce in vacanza è spesso considerata un’attività noiosa e adatta ai soli anziani. Niente di più sbagliato.
Lo scorso anno Furbetto si è talmente appassionato che ha costretto l’Ing. a partecipare in coppia a tutti i tornei proposti dall’animazione del Golfo di Maremma Village.
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Tornati a casa abbiamo acquistato il nostro kit personale che ancora oggi ci accompagna in appassionanti sfide in giardino.
La cosa più difficile è cercare di non bisticciare per assegnare i punti. Questo però è anche lato più interessante del gioco.
Come giocare a bocce
Una partita di bocce può essere giocata sia individualmente, cioè uno contro uno, sia suddivisi in squadre di due, tre o quattro giocatori.
Si utilizza un set composto da otto bocce sferiche che vanno distribuite equamente fra i diversi giocatori, in modo che ad ognuno venga assegnato un colore.
Il campo di gara è rettangolare e i giocatori si dispongono davanti ad esso facendo attenzione a non entrarvi con i piedi durante i lanci.
Prima di iniziare il gioco, a turno, uno dei giocatori lancia dentro il campo di gara una boccia piu’ piccola detta boccino.
Vince chi con la propria boccia, esauriti i lanci a disposizione di tutti i giocatori, si avvicina maggiormente al boccino.

È consentito anche “bocciare” la palla di un avversario, cioè colpirla con la propria nel tentativo di allontanarla dal boccino a proprio vantaggio.
Questo è il modo più tradizionale di giocare ma ne esistono molti altri: volo, petanque, bocce paralimpiche, boccia paralimpica, beach bocce.
Per maggiori informazioni consultate il sito: FIB: Federazione Italiana Bocce.
Cosa si impara giocando a bocce
Anche se prima vista il gioco delle bocce potrebbe sembrare qualcosa di banale, per i bambini alle prime armi non lo è affatto.
Uno degli aspetti più sottovalutati dai principianti è che bisogna calibrare bene la forza. I bambini invece lanciano le bocce con tutta la forza possibile.
Attraverso lanci ripetuti, tentativi ed errori, i piccoli acquisiscono maggiore consapevolezza del proprio corpo ed imparano ad effettuare tiri sempre più precisi, in base a distanze e angolazioni.
Durante le partite inoltre imparano il rispetto delle regole e dell’avversario, accettando e riconoscendo i propri limiti.
In particolare si ritrovano a dover gestire la frustrazione legata alle sconfitte che li porta spesso verso pianti inconsolabili e scene di disperazione.
Uno dei principali motivi di disputa nasce durante le misurazioni. Come essere certi della giusta distanza tra bocce e boccino?
La matematica nel gioco delle bocce
Se si gioca in famiglia, la cosa più semplice per valutare la distanza tra le diverse bocce ed il boccino è andare ad occhio.
Se questo non è possibile perché non ci sono differenze evidenti, si possono utilizzare alcune parti del corpo.
Già in antichità i nostri antenati utilizzavano questa strategia di misurazione, basti pensare al cubito reale dei faraoni egizi.
Non ci dobbiamo stupire se queste modalità, come conferma un recente studio pubblicato su Science, continuano a sopravvivere nonostante l’esistenza di metodi più precisi.
Il fatto è che braccia, mani, piedi e quindi passi, sono sempre a nostra disposizione e ci permettono di stimare dimensioni e distanze ovunque ci troviamo.
Per approfondire: A volte conviene andare a braccio
Furbetto ha provato con i piedi, accostando il tallone del primo piede alla boccia e proseguendo tacco-punta fino ad arrivare al boccino.
Naturalmente ha sempre trovato il modo di posizionare i piedi a suo vantaggio, negando sempre, anche di fronte all’evidenza, di aver barato.
Sono quasi certa che la maggior parte dei bambini avrà lo stesso problema. Ecco perché il gioco delle bocce diventa un modo naturale e giocoso per introdurre il metro.




Nelle competizioni si usano appositi compassi oppure il calibro da bocce. Se avete possibilità di reperirli sarà interessante farli adoperare ai bambini e fare un confronto.
Quali sono le differenze tra gli strumenti? Quale è più semplice da usare? Quale più appropriato? Ce n’è uno più preciso di un altro?
Il gioco delle bocce è un passatempo bello, semplice, attraente. Chi mai, giocandolo, penserà che “sta già facendo matematica”?
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Ciao, leggendo il tuo post MammaConta, ho ripensato alle partite di bocce giocate in spiaggia da bambina e ragazzina. Era normale portare con sé al mare la valigetta che conteneva le bocce colorate. Si giocava in spiaggia, ma negli stabilimenti balneari c’era sempre comunque una pista “vera” per poter giocare, spesso frequentata da anziani. Mi rattrista vedere che ora questi campi da gioco siano in buona parte spariti, sacrificati per esigenze di spazio. E’ quindi molto bello sapere che invece alcuni bambini, come Furbetto, ci giochino ancora divertendosi e che vengano proposti tornei. Anch’io usavo chiaramente mani o piedi per confrontare le distanze dal boccino, un metodo antico e universale, interessante scoprire però anche metodi più professionali. Si possono imparare le unità di misura anche in vacanza!
Non so se sia soltanto nostalgia ma trovo che i passatempi di una volta, nella loro semplicità, fossero davvero speciali… senza tempo! Io cerco nel mio piccolo di tramandarne la memoria ma in questo tu sei molto più brava di me, ne conosci tantissimi!!!