Oggi vi presento Kamishibai, il tradizionale teatrino giapponese utilizzato dai cantastorie quando ancora non esisteva la televisione. Ne scopriremo l’origine, impareremo a costruirne uno e vedremo come sono fatte le sue storie.
Lo scorso week-end il Palazzo dei Congressi di Pisa ha aperto le porte per ospitare il Pisa Book Festival, una kermesse dedicata ai libri e all’editoria indipendente. La manifestazione è arrivata alla sua quindicesima edizione che ha chiuso i battenti con un notevole incremento di presenze da parte di visitatori di tutte le età.
Ovviamente, da grande appassionata di lettura, non me lo potevo perdere, ma dopo un’ora ero già a casa. Si perché per me questi sono eventi davvero pericolosi: mi porterei via il mondo! Bisogna dire però che, questa volta, ho speso la maggior parte del tempo nella sezione junior, alla ricerca di qualcosa che facesse al caso mio e di Furbetto.
Con la lettura abbiamo qualche problemino, ho provato con i libricini adatti alla sua età ma sempre con scarsi risultati. A lui piace sfogliare i libri rapidamente, moooolto rapidamente, solo per guardare le immagini e senza permettermi di leggere. Gli unici libri che lo tengono impegnato per più di un minuto e mezzo sono quelli sonori, dove premere pulsanti per attivare gli “effetti speciali”.
Girando fra i vari stand mi sono imbattuta nel Kamishibai di Artebambini ed ho subito pensato che poteva fare al caso nostro. Alcuni di voi avranno già avuto modo di conoscerlo, ma ho deciso di parlarne in questo post perché oltre ad offrire un’alternativa alla lettura classica, può essere utilizzato in un modo speciale che vi svelerò alla fine di questo articolo. Ma procediamo con ordine e cominciamo spiegando di cosa si tratta.
Cos’è il Kamishibai?
La parola giapponese Kamishibai ( 纸 芝 居 ) deriva dall’unione di due termini: “kami” che significa carta (vi ricordate l’etimologia della parola Origami?) e “shibai” che vuol dire teatro, drammatizzazione. Possiamo quindi tradurla come “spettacolo teatrale di carta” ed è proprio di questo che si tratta.
Nel Giappone dei primi anni del novecento i bambini attendevano con trepidazione il suono di uno strumento, l’ hyoshigi, formato da due pezzetti di legno che battevano fra loro: questo era l’annuncio dell’arrivo del Kamishibaiya, un cantastorie a bordo della sua bicicletta dal sapore magico, sulla quale trasportava il Butai, una valigetta di legno che una volta aperta si trasformava in un teatrino nel quale far scorrere delle immagini disegnate che prendevano vita con la sua voce.
Come nasce?
Avete presente il fine educativo con cui nacquero i primi programmi televisivi nell’Italia degli anni ’60, quando ancora era elevatissimo il tasso di analfabetismo? Beh, con lo stesso scopo venne utilizzato il Kamishibai intorno al XII secolo, all’interno dei templi buddisti dove i monaci, servendosi di questa forma di lettura animata, raccontavano alla gente analfabeta le storie del Buddha per insegnare i buoni principi e i valori da seguire.
Questa tradizione è stata poi portata avanti per secoli, fino ad ottenere il suo massimo successo intorno ai primi anni del novecento. Il kamishibaiya girava di villaggio in villaggio raccontando le sue storie e traeva il suo sostentamento vendendo leccornie prima dello spettacolo. Per attirare maggiormente il pubblico, terminava lo spettacolo senza concludere la storia, di modo che gli spettatori fossero invogliati a tornare per scoprire il finale.
Questa tradizione è andata via via scomparendo a partire dagli anni ’50, quando l’avvento della televisione, inizialmente chiamata denki kamishibai (kamishibai elettrico), sottrasse tutto il pubblico dei kamishibaiya ai quali non restò che dedicarsi ai Manga, dei quali divennero presto autori prestigiosissimi.
Come si usa il kamishibai?
All’inizio dell’articolo vi avevo detto di essermi imbattuta nel kamishibai e questo nel vero senso della parola. Ho potuto vedere il butai dal vivo nello stand della casa editrice Artebambini ed avere una dimostrazione pratica del suo utilizzo. In realtà è semplicissimo: la valigetta di legno deve essere aperta in modo che il pubblico possa vedere le illustrazioni, inserite in un ordine preciso nelle apposite fessure. Il narratore farà scorrere le tavole sapendo che il testo relativo all’immagine che vede lo spettatore, si trova stampata sul retro dell’immagine successiva.
Costruiamo il teatro in legno kamishibai (butai)
Per chi è appassionato del fai da te, in rete esistono moltissimi tutorial per costruire autonomamente un magnifico butai. Ve ne segnalo due che mi sembrano molto chiari:
1.Kamishibai in legno;
2.Kamishibai con scatola di cartone
Anche se generalmente si vedono kamishibai in formato A3 e A4, io ne sto costruendo uno in miniatura che mi sembra adatto per il mio bimbo di due anni e mezzo. Ho utilizzato la scatola di una confezione di bicchieri da caffè che mi hanno regalato tempo fa e mi sembrava troppo carina per essere buttata. Il lavoro è stato davvero minimo, ho seguito le pieghe della scatola per ritagliare la cornice esterna e sfruttato delle incisioni già esistenti per inserire un nastrino come maniglia della valigetta. Le ante sono ancora un prototipo ma sto cercando di fare di meglio con il materiale a disposizione in casa.

Se invece non avete molto tempo e desiderate comunque costruire un teatrino alla svelta che vi permetta di far scorrere le vostre tavole in stile kamishibai, vi consiglio questo mio articolo dove ho realizzato un butai Lego.

Ovviamente si trovano in commercio Kamishibai bellissimi e già pronti all’uso, come quello che trovate sul sito di Artebambini.
Dove reperire le storie per kamishibay?
Così come vi siete divertiti a costruire il vostro teatro, magari con l’aiuto dei vostri bambini, potrebbe essere altrettanto stimolante e divertente scrivere da soli le vostre storie, animando i soggetti che più ispirano la vostra fantasia. Potreste, per esempio, preparare delle tavole per rappresentare Orso, Buco!, un bellissimo libro adatto anche ai più piccoli e a cui mi sono ispirata per scrivere la storia Piccolo elefante cerca la mamma , scaricabile gratuitamente in entrambe le versioni.
Tempo fa invece ho trovato in rete questa storia:
Ce ne sono anche acquistabili on-line su Amazon. Una delle ultime che non potete assolutamente perdere è la versione Kamishibai de “I colori delle emozioni”, un libro bellissimo per imparare a gestire le emozioni.
Ovviamente ne fornisce una vasta gamma anche Artebambini di cui vi ho già parlato. Ed è proprio qui che volevo arrivare, perché fra i tanti titoli di cui vanta la casa editrice, uno fra tutti ha attirato la mia attenzione: Leonardo – Il matematico dell’Arte, scritto da Bruno D’Amore (che avevo già citato a proposito dell’effetto Topaze) e Martha Fandiño Pinilla. Ne esiste sia una versione Kamishibai ma anche una come albo illustrato; avrei voluto acquistare quest’ultima ma sfortunatamente al Pisa book Festival non l’ho trovata. Non so dirvi quale sia il contenuto, gli utenti di Amazon non lo consigliano ma dando poche spiegazioni. Magari se riesco ad averlo dedicherò appositamente una recensione.
E voi siete pronti ad animare le letture dei vostri figli? Se come me avete problemi a leggere i tradizionali libricini ai vostri piccoli, fate un tentativo e ditemi come è andata…
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